Recentemente abbiamo incontrato Stefano Ninci e il team di 4MOVE durante il corso di HMO ed è venuta fuori quest’intervista.
Ciao ragazzi! Presentate 4MOVE con pochissime parole!
4MOVE nasce nei primi mesi del 2014 dall’idea di utilizzare un sistema di misura di parametri fisiologici (l’holter motorio metabolico) come strumento di supporto all’allenamento e alla nutrizione, sviluppando un modello di analisi e business (il M&TSystem) che aiutasse a trarre da questo strumento il massimo del risultato.
Il modello ha avuto successo e ha portato all’opportunità di fondare un’academy di formazione in ambito sport e fitness con l’obiettivo di promuovere contenuti innovativi e ad oggi non esistenti in Italia (vedi il nostro cavallo di battaglia HMO) o estraesse quello che il cliente e il mercato vogliono dai modelli già esistenti e ne facesse il succo della formazione in tali ambiti.
Adesso presentate HMO, lunghezza a piacere.
HMO è uno scherzo del destino, passatemi il termine con un po’ di ironia, una di quelle meraviglie dell’evoluzione che nascono per caso da qualche sliding door imboccata senza la coscienza di farlo realmente. Chiaramente, però, in questo inizio un po’ casuale ci abbiamo messo del nostro per trasformare la sorte in successo appena ci siamo resi conto delle potenzialità di questo fiore nato per caso.
Il percorso HMO vede gli albori con l’incontro tra 4MOVE e 4 ragazzi (Marco Maccari, Gianluca Giorgi, Daniele Baioletti e Daniele Pinto) di estrazione completamente diversa e di vedute spesso differenti, ma accomunati da un percorso didattico comune. Da quel momento, puramente fortuito, siamo riusciti a distillare la formazione dei nostri docenti in un percorso unico in Italia che utilizzasse le caratteristiche di questi 4 ragazzi unici nel nostro paese, perché tra i pochissimi ad avere una formazione multidisciplinare sulle ripercussioni dell’attività motoria a livello del sistema nervoso centrale. La ciliegina sulla torta è stata l’introduzione nel gruppo del Dott. Maicol Masuzzo che ha aggiunto elementi di osteopatia al mix creando quindi una vera e propria nuova disciplina di training. Non nego che l’estrazione formativa non omogenea dei 4 è un valore aggiunto, assolutamente non una pecca, perché permette di creare un brainstorming continuo sugli sviluppi del prodotto andando ad arricchirlo di “pepe” e novità interessanti.
In sintesi HMO è un “linguaggio” fatto di attività motoria, più o meno complesse a secondo delle esigenze, studiato per dialogare direttamente con il nostro cervello andando a modificare la mappa motoria e propriocettiva di quest’ultimo e, quindi, ottimizzando la performance dell’individuo a cui si applica il processo.
Human Movement Optimization si tratta quindi di una pratica adatta e usufruibile dal genere umano nella sua totalità?
Quando presento HMO, amo definirlo come un modello plastico, versatile e innovativo. Nello specifico i primi due aggettivi rispondono in maniera estremamente calzante alla vostra domanda. Per plastico, infatti, intendo un modello che si plasma alle necessità di qualsiasi nostro cliente, sia che debba preparare una gara e quindi migliorare la sua performance specifica o che debba semplicemente sentirsi meglio nel suo vivere quotidiano.
Per versatile, invece, intendo in termini di caratteristiche di età, sesso o morfologia, infatti HMO può essere utilizzato dal ragazzino alla nonna, dall’uomo sovrappeso al body builder professionista. Questo perché il sistema nervoso è il precursore dei nostri movimenti in qualsiasi essere umano, prevaricando sesso, età, obiettivo.
Prima parlavo di “performance”, nel nostro caso, per performance, non si intende solo far sì che l’atleta migliori di una frazione di secondo i suoi 100 metri, ma anche non avere male ad un ginocchio per il Sig. Rossi che ne soffre da anni o portare con meno fastidio le buste della spesa per la Signora Pina.
Mobilità articolare e propriocezione sono concetti molto spesso usati (a volte anche a sproposito) cerchiamo di definirli in modo chiaro e spiegateci il vostro approccio riguardo.
Non c’è nulla di sbagliato nelle proposte di mobilità articolare che si vedono in giro. Ciò che differenzia la mobilità articolare insegnata ai corsi HMO sta nell’approccio articolazione per articolazione. Prima di sapere scrivere bisogna imparare l’alfabeto e questo è quello che facciamo nei nostri corsi. Forniamo l’ABC del movimento attraverso esercizi mirati ad ogni singola articolazione. Molti protocolli di mobilità sono troppo complessi per l’utente medio che magari si affaccia al movimento con uno scarso bagaglio d’esperienza. Pensare di eseguire uno squat senza essere in grado di mobilizzare una caviglia od un ginocchio in tutti i piani di movimento e con un
controllo perfetto non rappresenta il miglior approccio all’allenamento. Quando si parla di propriocezione si tende erroneamente a pensare che essa risieda nell’articolazione quando in realtà essa è un prodotto del cervello. Non esiste la propriocezione della caviglia o del ginocchio ma attraverso la mobilizzazione di queste articolazioni andiamo a migliorare la mappa corporea in maniera globale migliorando la qualità del nostro movimento.
Massaggio, Chiropratica, Osteopatia, cosa contraddistingue HMO da queste pratiche e come si deve scegliere l’una l’altra o l’altra ancora?
Premetto che tutte quante queste pratiche hanno un obiettivo comune, il benessere dell’individuo e la risoluzione di stati dolorosi acuti o cronici.
Alcune però si spingono a determinare addirittura l’ottimizzazione della postura e quindi del gesto motorio attraverso un coinvolgimento diretto del sistema nervoso dell’organismo e delle strutture in relazione con esso.
Infatti se il ruolo del massaggio (di vario tipo) è utile negli stati infiammatori ad esempio post prestativi o post allenamento degli atleti agonisti o in alcuni casi di stati di dolore come mal di schiena, non sempre è risolutivo dato che non ne valuta le cause.
Pratiche come la chiropratica e l’osteopatia si pongono invece questo quesito valutando preventivamente, attraverso una raccolta dati, le possibili motivazioni di tale insorgenza o quella di un possibile calo nella prestazione di un atleta. Successivamente, tramite test posturali e manuali, si incrociano questi dati per definire un piano di trattamento che miri a ripristinare una corretta fisiologia del sistema nervoso e una corretta mobilità articolare, azione che porterà il soggetto trattato ad una migliore ergonomia ed economia del gesto motorio con conseguente riduzione dello stato infiammatorio e doloroso.
Spesso queste pratiche si affiancano ad altre, vedi il caso di HMO che ha la stessa finalità di cui sopra con azione quindi sul sistema nervoso e articolare con la differenza essenziale che la persona in questione che si rivolge allo specialista, diventa soggetto attivo del trattamento stesso dato il suo coinvolgimento attraverso il movimento di determinate parti del corpo preventivamente determinate da test specifici.
Gli esrecizi hmo sono semplici, ma particolari e per certi aspetti (passateci il termine) strani… come vi relazionate con chi vi guarda come foste alieni?
Beh in realtà gli esercizi non sono poi così strani, se ci pensate bene. Sono quelli che vengono affrontati in qualsiasi riscaldamento nella maggior parte degli sport, o almeno la maggio parte di essi. Questo almeno per quanto riguarda gli esercizi di mobilità articolare.
Sicuramente gli esercizi visivi e vestibolari sono diversi da quello che si vede in giro, ma alla fine l’importante è fare cose che diano risultati. Basti pensare a come venivano guardate le persone che, per prime, sperimentavano il taping kinesiologico per i loro problemi ed ora è una cosa di utilizzo comune. La differenza la fa la CULTURA.
Miglioramento delle prestazioni sportive, che tipo di vantaggi si ottengono nello specifico utilizzando la vostra metodica?
Quando si guarda alla prestazione sportiva solitamente ci si sofferma su aspetti “classici” come la forza, la resistenza etc. Questi aspetti sono fondamentali in una buona performance, ma se vogliamo ottenere il massimo dai nostri atleti dobbiamo spingerci “un po’ più in la”.
Quanto è importante per un atleta avere un sistema visivo efficiente? il sistema visivo è il più importante nella gerarchia nervosa per vari motivi. Raramente esso è oggetto di valutazione né tanto meno di allenamento. Nei nostri corsi proponiamo test di valutazione ed esercizi mirati a svilupparlo appieno.
Altro punto fondamentale è rappresentato dal sistema vestibolare. Esso è responsabile, tra le varie cose, del nostro senso dell’equilibrio. Per ottenere miglioramenti sensibili e spendibili poi sul campo da gioco esso deve essere allenato in maniera specifica.
I risultati sono rapidi e precisi dal momento che il focus dell’intervento è il sistema nervoso centrale caratterizzato da una velocità di risposta/adattamento immediata.
I miglioramenti che si possono ottenere sono numerosi:
-maggior forza
-maggior flessibilità
-maggior resistenza
-miglioramento a livello coordinativo
-miglioramento della postura
-diminuzione delle velocità di reazione
e potremmo continuare a lungo. Bisogna stare attenti però a sottolineare che tutto questo non è VOODOO, ma scienza, o meglio neuroscienza applicata. Il nostro sistema serve solamente a togliere gli ostacoli dalla strada, ma non scordatevi che bisognerà comunque, affiancarci del buon duro lavoro.
Parliamo di CrossFit. I crossfitter sono un gruppo emergente nel panorama sportivo italiano, esistono piani di lavoro specifici?
Assolutamente si. Nel CrossFit, la richiesta di movimento articolare complesso è elevatissima. L’esempio più “calzante” ci viene proprio dalla pesistica olimpica, che necessità di una capacità di torsione sotto carico come forse in nessun’altro sport. Un ottimo esempio di “riabilitazione” del sistema nervoso sull’espressione di questo tipo di “abilità meccanica” ci viene dall’esecuzione di esercizi di mobilità articolare dinamica non lineari complessi, come ad esempio il movimento dell’infinito.
Quando s’incorre in un incidente o si è vittima di problemi fisici ci si trova spesso di fronte a pareri contrastanti. Il paziente è spesso confuso dal processo: medico – terapista / trainer e risultato finale. Diteci la vostra.
Capita spesso di sentire persone con problemi fisici (spesso cronici) lamentarsi di non aver trovato soluzione ai loro dolori nonostante le innumerevoli consulenze di varie figure professionali (medici, osteopati, chiropratici, fisioterapisti etc.). Molto spesso i pareri espressi da queste figure sono tra loro discordanti dal momento che ognuno cerca di analizzare il problema sotto ottiche diverse ed in base alle proprie conoscenze.
Questo quadro, tuttavia, non fa altro che creare confusione nella mente del paziente il quale vede vacillare le proprie speranze di guarigione trovandosi in balia di diagnosi sempre diverse e nessuna via d’uscita. In queste situazioni è di fondamentale importanza educare il paziente/cliente su che cosa sia il dolore, come funziona e cosa la persona può fare per stare meglio.
Sappiamo che il dolore, soprattutto di tipo cronico, è un fenomeno multifattoriale difficilmente riconducibile ad un’unica causa, In questo quadro il movimento, inteso come movimento di qualità (come viene insegnato ai corsi HMO), rappresenta uno strumento potente nelle mani del trainer per aiutare la persona a guadagnare fiducia e nuova linfa vitale nel processo di guarigione/miglioramento. Detto questo deve essere ben chiaro che il nostro approccio non è SOSTITUTIVO a quello delle altre figure professionali, ma è un supporto utile, costruttivo e assolutamente non invasivo.
Ci piace concludere con un pizzico di magia: avete a disposizione i classici 3 desideri del genio della lampada, cosa gli chiedereste?
Intanto che il mondo accademico italiano inizi a guardare con più rispetto e meno scettiscismo il contributo che, quotidianamente, chi lavora nell’attività motoria dà alla salute del “cittadino”. Il nostro settore continua ad essere relegato a fanalino di coda in termini di “credibilità” e “importanza” quando, invece, con approcci come HMO abbiamo tutta la possibilità di dimostrare il nostro livello di evoluzione scientifica e di innovazione in campi difficili da trattare come il dolore cronico, la postura e le problematiche osteoarticolari e muscolari.
Sarebbe auspicabile che tutti gli operatori di settore, indipendentemente dall’approccio che usano per fare il loro lavoro (pilates, CrossFit, tacfit…) si rendano conto di quanto il loro lavoro aumenterebbe di “magnitudine” se iniziassero ad integrare la visione HMO nel loro operato quotidiano.
Terzo desiderio… dai diamo un po’ spazio anche all’orgoglio : diventare una realtà di riferimento nel panorama italiano.