L’autunno ci ha portato a elucubrare…
La Scusa
“Che ne dici del CrossFit?”
“Bello! Ne ho sentito parlare. Mi piacerebbe farlo. Quest’anno magari mi metto un po’ in forma e poi vengo a provare.”
Il fake
Qualche giorno fa abbiamo telefonato a un centro fiZness della nostra provincia che propone lezioni di CrossFit pur non figurando nella finder map dei centri affiliati. Abbiamo chiesto info e delucidazioni sulla disciplina.
Riassumendo la loro risposta è venuto fuori che il centro non è affiliato perché propone solo una versione soft del CrossFit.
Le comodità
“Perché far fatica? C’è la versione soft!”
Il cliente è soddisfatto, gli è stato detto quello che voleva sentirsi dire, si è allenato e non ha nemmeno sudato tanto.
Ha chiacchierato con il vicino, ha risposto a 3 mail e ha programmato la cena del venerdì sera.
Che comodità!
Gli hater
Poi ci sono i criticoni accaniti.
“Quell’esercizio è fatto male, quell’altro è difficile. Questo è pericoloso, quest’altro non fa bene. No no, il CrossFit no. E basta.”
La realtà dei fatti
Le scuse sono scuse (perdonate la tautologia) e quindi fanno sempre male.
Al CrossFit non ci si deve preparare, non è una gita, non è una partita, non è una prova.
Il CrossFit è la preparazione al CrossFit stesso.
Soprattutto il CrossFit prepara al quotidiano, non solo alle gare e alla performance.
Il CrossFit è una disciplina definita, con degli standard, con una storia, un’identità e con delle regole.
I vari allenamenti funzionali proposti dai centri benessere, i fantasiosissimi: cross-qualcosa e functional qualcos’altro, invece no.
Si tratta di programmi che non si allontanano molto dal vecchio concetto di palestra, dalle macchine old school e dal body building anni ’80.
Non c’è una versione facile del CrossFit. Non esiste un soft CrossFit per “madame” (piem. la “e” finale si pronuncia) né uno hard per “i muscoloni da gara”.
Non ci sono né scorciatoie né vie facili. Sicuramente il CrossFit non è comodo e mentre ci si allena è difficile rispondere alle mail.
Affermare che un esercizio è: “troppo difficile”, “non adatto”, o peggio ancora “inutile” risulta molto più semplice rispetto al suo percorso d’insegnamento. Ciò che ha portato a questa limitatezza è la scarsa competenza di molti istruttori e presunti trainer.
Gli esercizi diventano pericolosi quando regna il “fai da te” e la politica del risparmio (in tutte le sue forme). E’ vero: uno squat, un’alzata olimpica, un movimento di ginnastica artistica, sono gesti difficili da trasmettere ai neofiti. Ecco perché non vengono insegnati o, peggio ancora, messi alla berlina. Purtroppo quello che si sottovaluta è il transfert che questi schemi motori hanno nella vita di tutti i giorni.
Ciò che fa la differenza è la voglia di insegnare, di trasmettere realmente qualcosa.
In conclusione
Il CrossFit ha a che vedere con la volontà di mettersi in gioco, di migliorare se stessi alzando l’asticella dei propri limiti: allenandosi in gruppo, evitando le routine e apprendendo ogni giorno cose nuove.
L’obiettivo è star bene, abbandonando le posture errate, mantenendosi in forma e in salute senza andare in affanno per due piani di scale.
Il CrossFit non è comodo, è faticoso.
E’ vero: lo può praticare chiunque ma non è per tutti.
Non c’è un “easy CrossFit”, non esiste un allenamento “tipo CrossFit”, non si fanno le cose in “stile CrossFit”.
O si fa CrossFit o non lo si fa. Punto e basta.