Vedendo una video-intervista su youtube ci siamo emozionati. Non era uno di quei video strappa lacrime e non aveva a che fare con la salute. Riguardava lo sport ma non si riferiva a nessun atleta da red carpet e riflettori. In compenso traspariva sofferenza, sincerità e un sacco di passione.
I veri ingredienti di una ricetta che si chiama, per l’appunto, sport.
Cesare è uno sportivo, un motociclista, ma, prima di tutto, un amico. La sua passione l’ha portato a vivere un sogno, la Dakar! Il top delle competizioni rally raid.
Nelle settimane che hanno preceduto la sua partenza per Buenos Aires, abbiamo visto crescere esponenzialmente l’impegno e la concentrazione nei confronti di quest’avventura. Tutto è stato predisposto e affrontato con l’abnegazione e la serietà dei professionisti anche se con mezzi più limitati. Noi avevamo un biglietto di prima fila e non solo, anche l’accesso al back-stage.
Aver visto crescere e prender forma il progetto, e averne parlato col diretto interessato lo consideriamo un onore, e l’impresa di Cesare, per noi, ha del superlativo.
I fatti: Cesare ha corso, è caduto e si è rialzato, ma, alla fine, ha dovuto cedere ed abbandonare la gara. Moto in fiamme, festa finita…
L’abbiamo saputo solo il giorno dopo leggendo quel fastidiosissimo “abandon” sul sito ufficiale della Dakar. Dopo aver passato ore a seguire l’aggiornamento in tempo reale, sperando che da quel maledetto 3° check point giungesse all’arrivo.
La delusione di abbandonare una gara è la batosta più forte che possa colpire un atleta. Vinti non dall’avversario ma da se stessi, l’infortunio, la scelta sbagliata, l’errore.
Per quanto ci riguarda dentro l’errore si nasconde l’eroe!
E’ facile, con il senno di poi, al caldo del salotto di casa propria affermare: “ io avrei fatto questo… io avrei fatto quello…”. La differenza è lampante. Un conto è vivere sulla propria pelle un’esperienza un conto e ragionare delle esperienze altrui. Un conto è guardare la tv, un conto è rischiare la propria vita ai 150 km/h immersi nei 50° della Pampa argentina. Per queste ragioni nella voce rotta e negli occhi lucidi di chi ha avuto il coraggio di prende parte alla Dakar, di cadere e poi rialzarsi, di riprovarci e infine di ammettere i propri errori noi vediamo un eroe.
Lo sport è fatto per emozionare, anzi è uno spettacolo di emozioni. E’ bello applaudire il vincitore, ma dietro chi vince c’è la moltitudine. Tante le storie degli sconfitti, a volte più romantiche di quelle dei vincenti, esperienze che spesso e volentieri sentiamo più vicine, più familiari.
Il numero “137” in sella, ma il numero 1 per noi di Huddle. Un grosso abbraccio Cece ti aspettiamo presto, sorridente come sempre.
Grazie per averci fatto emozionare.
GO CECE!
Qui potete leggere il resoconto ufficiale dei fatti.